Con l’introduzione della normativa Consob sul crowdfunding si aprono grandi opportunità per i portali italiani che possono finalmente estendere la loro operatività nei paesi Ue, ma che nel contempo saranno chiamati a fronteggiare un’incrementata concorrenza con l’ arrivo degli operatori stranieri. Una regolamentazione sul crowdfunding, che da fenomeno visto con scetticismo è ormai assunto a strumento di finanza alternativa al tradizionale finanziamento bancario, rispetto alla quale l’Italia è in attesa.
Ma il problema che si pone è un altro, almeno per l’Italia.
Nel 2012 l’Italia è stato il primo paese a introdurre una disciplina specifica per il crowdfunding (equity- based) e poi nel 2013 il Regolamento Consob sulla raccolta di capitali di rischio tramite portali online. Ma a differenza di paesi quali, Francia, Germania, Spagna, Malta e Lituania, a meno di cinque mesi all’ avvio del Regolamento Europeo (a novembre termina il periodo transitorio dopo l’ entrata in vigore nel novembre scorso) le autorità competenti a sovraintedere la materia e il regolamento attuativo restano aspetti ancora da definire.
«È incomprensibile la ragione per la quale il Governo italiano non sia ancora riuscito neppure a designare l’ autorità nazionale competente per il rilascio delle autorizzazioni ai fornitori di servizi di crowdfunding – sottolinea Sergio Zocchi, presidente di ItaliaFintech. In prossimità della scadenza di novembre 2022 è forte la preoccupazione per il rischio di blocco dell’ intero comparto del crowdfunding italiano, che dà lavoro a migliaia di persone e fornisce risorse finanziarie a decine di migliaia di micro e piccole aziende del nostro Paese». Come spiegano dall’associazione, oltre 100 operatori sono in attesa di informazioni fondamentali per poter proseguire la propria attività in Italia, e molti nuovi operatori sono impossibilitati ad avviare nuove iniziative.
I portali di crowdfunding guardano all’estero
Una regolamentazione sul crowdfunding e l’Italia è in attesa. Così vi sono così alcuni portali che si stanno preparando a lasciare l’ Italia o quanto meno a guardare oltre frontiera, come CrowdFundMe, quotata su Egm.
«Non abbiamo visibilità sul futuro e non ci vengono comunicate le tempistiche – sottolinea Tommaso Baldissera Pacchetti, ad di CrowdFundMe che con l’ apporto di Trusters, appena rilevata, è arrivata a 110 milioni di raccolta dal 2016 – la nostra maggiore preoccupazione è che sia garantita la continuità aziendale. Per questo stiamo valutando Spagna, Malta e Lituania».
Quale il rischio
Senza un tempestivo intervento l’italia rischia di trovarsi in una situazione di forte svantaggio competitivo rispetto ad altri paesi. I portali di crowdfunding potrebbero registrare una perdita di attrattività e essere costretti a trasferire talenti e capitali in altri Paesi europei.
Quali sono i motivi di questo ritardo?
«L’ Italia non ha ancora completato il processo di allineamento del quadro normativo interno alle nuove disposizioni del Regolamento europeo sui prestatori di servizi di crowdfunding e dunque non è ancora possibile ottenere l’ autorizzazione -in Italia. Mentre gli operatori autorizzati in altri stati dell’ Unione possono attivare il “passaporto” europeo per operare in Italia – spiega Alessandro Portolano, partner Chiomenti – e in un mercato come quello del crowdfunding per definizione digitale, gli operatori possono essere portati a valutare l’ opzione di insediarsi in altri Stati membri».
In realtà, Consob e Banca d’ Italia sarebbe indicate come organi competenti nei rispettivi ambiti in una bozza del regolamento. Oltre alla definizione delle Autorità e dei compiti di vigilanza, occorre fare scelte coerenti sul piano sistematico con tutta l’architettura della regolamentazione finanziaria.«Il problema è che il provvedimento è inserito nel Decreto Infrazioni che rischia di passare a settembre – dettaglia l’ onorevole leghista Giulio Centemero che il primo giugno ha presentato sul punto un’ interrogazione in Commissione finanza-. Non ci sono questioni ostative è solo un problema legato alla macchina burocratica al quale ovviare ad esempio con un emendamento nel Decreto Aiuti o in quello Pnrr che vanno al voto in luglio». «
Bisogna fare tutto entro novembre: ce la faremo?
Quando arriverà il decreto che identificherà ad esempio Consob come autorità competente, il rischio è che l’ emanazione della normativa Ue e del decreto italiano non siano sufficienti, ma che serva comunque una regolamentazione interna di 3° livello. Impresa impossibile, fare tutto entro novembre.
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